I cavallucci marini del Mar Piccolo di Taranto, una specie sempre più rara e minacciata nel Mar Mediterraneo, sono al centro di un nuovo e ambizioso progetto di conservazione che coinvolge One Ocean Foundation, ROCKWOOL, il Parco Naturale Regionale del Mar Piccolo, il CNR-IAS di Palermo e l'Università di Bari, che guida il coordinamento scientifico. L'obiettivo è salvaguardare e supportare le popolazioni di queste specie posizionando strutture artificiali innovative che forniscano un ambiente adatto ai cavallucci marini.
Ciò che rende questo progetto particolarmente unico è l'uso della lana di roccia, un materiale tipicamente utilizzato in edilizia per le sue proprietà isolanti e di stabilità, applicato per la prima volta in un contesto marino. Prodotto dall'azienda danese ROCKWOOL, questo materiale sembra offrire, grazie alle sue caratteristiche specifiche, un substrato adatto all'insediamento di organismi marini, formando comunità con alta biodiversità sulle strutture.
Lo studio pilota, sviluppato con il contributo scientifico dell'Università di Bari e del CNR-IAS Palermo, mira a rendere l'ambiente marino locale più "complesso ed eterogeneo", fornendo ai cavallucci marini aste, rifugi e fonti di cibo per aiutarli a prosperare nuovamente.
Habitat complessi: un rifugio ideale per i cavallucci marini
Le nuove strutture artificiali installate nel Mar Piccolo mirano a ricreare e fornire habitat alternativi ricchi di biodiversità, migliorando l'ambiente naturalmente fangoso e sabbioso fine. Grazie alla loro texture unica e all'aggiunta di speciali aste sulla loro superficie, questi moduli sono stati progettati per ospitare le due specie di cavallucci marini che vivono nel Mar Mediterraneo: Hippocampus guttulatus e Hippocampus hippocampus.
Vari studi hanno dimostrato che queste specie preferiscono ambienti complessi con ricchi microhabitat, punti di ancoraggio sicuri e nascondigli che offrono protezione dai predatori. Nel Mar Piccolo, un bacino particolarmente fragile ancora popolato da cavallucci marini, queste strutture mirano a ridurre la frammentazione dell'habitat e a creare condizioni ideali per lo sviluppo di nuove popolazioni.
Una barriera artificiale in lana di roccia: innovazione e responsabilità ambientale per la biodiversità
I moduli in pietra, creati interamente dall'azienda danese utilizzando lana di roccia—un materiale derivato principalmente da rocce vulcaniche fuse, durevole, poroso e riciclabile—sono comunemente utilizzati nell'edilizia e nell'agricoltura, ma qui sono stati impiegati per scopi ambientali in modo pionieristico.
La lana di roccia ha dimostrato di avere proprietà ideali per applicazioni scientifiche, favorendo la crescita di comunità bentoniche e fornendo un ambiente stabile, adatto e diversificato per alghe e invertebrati, che a loro volta ospitano una grande varietà di crostacei che servono come fonte di cibo per altre specie marine, inclusi i cavallucci marini. I moduli, sommersi a settembre 2023 in una delle “oasi blu” specificamente individuate per la conservazione dei cavallucci marini nel Mar Piccolo di Taranto, sono stati progettati per supportare la formazione di comunità di fondali molli. Con la loro struttura unica, i cavallucci marini possono facilmente alimentarsi avvolgendo le loro code prensili attorno alle aste, rendendo queste strutture ideali per le loro esigenze ecologiche.
Risultati promettenti dal monitoraggio: aumento della biodiversità e della popolazione
Da ottobre 2023, i ricercatori dell'Università di Bari, insieme al CNR-IAS di Palermo, hanno condotto un monitoraggio mensile per valutare l'efficacia dei moduli e il loro richiamo per i cavallucci marini, utilizzando metodi di censimento visivo tramite immersioni e droni subacquei (ROV). I dati raccolti mostrano già risultati incoraggianti: le strutture stanno attirando entrambe le specie di cavallucci marini, con una percentuale maggiore di Hippocampus guttulatus, e stanno contribuendo alla formazione di una biodiversità crescente, indicando un habitat più complesso e ricco. Oltre alla popolazione di cavallucci marini, diverse altre specie bentoniche si sono insediate sui moduli, contribuendo alla resilienza complessiva dell'ecosistema marino.